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Tra Identità e Cultura: riflessioni a margine
Il tema affrontato nasce dalla curiosità, dall’esperienza clinica personale e dal confronto continuo con i colleghi. Il testo che segue, che ho qui rivisto e rimaneggiato, ho avuto il piacere di condividerlo ad un seminario tenutosi in occasione del Festival della Psicologia a Frascati nel maggio 2019. Evento reso possibile grazie all’impegno del gruppo Network Territoriale dei Castelli Romani e organizzato dall’Ordine degli Psicologi del Lazio in collaborazione con il Comune di Frascati.
Che tipo di legame esiste tra identità e cultura?
Il primo spunto è rintracciare le origini etimologiche di queste due parole. Identità proviene dal sostantivo latino identĭtas, derivato da idem che vuol dire “medesimo”, cultura deriva dal verbo latino colĕre che significa “coltivare”; provando a collegare questi due termini, mi sembra centrale un senso che rimanda alla possibilità in cui lo sviluppo dell’identità è collegato al nutrimento, al dedicarsi a qualcosa con passione.
Se pensiamo alla nostra personale identità, qual è la prima cosa che la racchiude e la definisce in sé?
Se ci pensiamo, la primissima identità è costituita dal nostro nome e cognome (De Silvestris, 2006), un’identità composta da due unità che si incontrano a formare un unico individuo, che nella sua origine racchiude in sé una trama familiare, sociale e culturale insieme, un’identità donataci, con la quale ci presenteremo al mondo e ci confronteremo nel corso di tutta la nostra vita. Quante storie sono racchiuse nella scelta di un nome! Ognuno di noi ha la propria! Pensate a cosa vi è stato raccontato sulla scelta del vostro nome e, molto probabilmente, ciascuno di voi ci si sarà soffermato almeno una volta! Ognuno di noi ha esperienza diretta o indiretta della varietà e delle singolari vicissitudini che portano una coppia alla scelta di un nome piuttosto che un altro, un nome che ha già in sé una storia immaginata, fantasticata, ereditata e allo stesso tempo in stato nascente e che, per definirsi, andrà costruendosi grazie al fare esperienza e arricchendosi poi delle scelte personali.
E insieme al nome vi è anche una cultura che si eredita, così come la lingua madre, nel quale siamo immersi fin dalla nascita, che necessita di un tempo di permanenza perché ce ne si appropri, ma che per arricchirsi deve aprirsi al mondo, lasciarsi sorprendere ed incuriosire. Ciascuno di noi può aver fatto esperienza di un vissuto di disorientamento e/o incertezza nel momento in cui arriva in un paese nuovo e lo si osserva per la prima volta o di nostalgia quando si è in un paese lontano! Quanti di noi, dopo un lungo periodo di vacanza all’estero, hanno cominciato a desiderare un piatto tipico della propria regione o fatto confronti per definire e sottolineare le proprie preferenze oppure sono stati piacevolmente sorpresi da sapori che non conoscevano, eppure in qualche modo in sintonia con i propri gusti! Queste ed altre esperienze, sicuramente ve ne verranno in mente altre, sono in qualche modo legate alla cultura, intesa in senso lato. Una cultura che nel suo accostarsi o discostarsi dalla propria, definisce, distingue, sottolinea, evidenzia, mette in risalto, in poche parole produce identità. E parallelamente, perché possa esserci confronto, dialogo, apertura e curiosità verso il mondo è necessaria un’identità salda e in continua trasformazione, ma profondamente legata alla propria storia personale.
Ma come va costruendosi l’identità? Come osserva la Tustin (1986), psicoanalista francese conosciuta soprattutto per i suoi lavori con i bambini autistici, l’identità ha le sue radici nelle prime esperienze corporee e nella loro progressiva organizzazione psichica che porta al costituirsi di un’immagine corporea integrata. Via via, lo sviluppo dell’immaginazione e della fantasia, insieme ai ricordi, permettono di formare una stabile immagine corporea, a partire dal flusso precoce di sensazioni.
Nell’infanzia e nell’adolescenza l’identità si lega al fare, si pensi all’importanza del gioco e dello sport, ad esempio, o anche all’interazione all’interno della famiglia e con il gruppo dei pari. Questo fare diviene, però, espressione di un mondo interiore, di un sentire, immaginare e fantasticare che con il fare va a costituire l’identità in forma e contenuto. L’identità segue così un percorso fatto di tappe che può corrispondere alle fasi di vita di ognuno di noi, fasi strettamente legate ad una o più relazioni importanti che si collegano alle precedenti, ma che in qualche modo se ne differenziano per far sì che l’esperienza diventi crescita.
In ciascuna fase della vita, l’individuo è posto dinanzi a determinati compiti evolutivi e passaggi importanti da affrontare e risolvere in maniera personale in una necessaria e continua articolazione di bisogni e desideri con la realtà. Potremmo affermare che nel corso di tutta l’infanzia, il bambino va formandosi in parallelo una conoscenza del mondo, di sé e di sé nel mondo. In particolare, un’articolazione armoniosa delle esperienze corporee e relazionali che il bambino va sperimentando ed immagazzinando dentro di sé diviene possibile grazie alla presenza di una dimensione adulta di accoglienza, di traduzione affettiva e di accompagnamento partecipe da parte delle persone impegnate, a differenti livelli, nella crescita del bambino.
Nell’adolescenza, assistiamo ad un significativo lavoro psichico di ri-traduzione e riorganizzazione di sé e del mondo sulla spinta del cambiamento puberale. L’adolescente ha il complesso compito di integrare la sua nuova immagine corporea, cambiamento che implica anche l’apprendimento e scoperta di una differente modalità di relazionarsi all’altro. In questo passaggio, l’adolescente rimaneggia profondamente la storia delle proprie origini, in un processo di confronto serrato con esse alla ricerca di un proprio modo personale di essere e stare nel mondo. Costruzione e confronto che necessitano di concretezza e in cui il gruppo dei pari acquista un’importanza fondamentale. Così gradualmente, dall’adolescenza alla giovane età adulta, avviene che la scelta professionale e/o universitaria, le relazioni intime e, ancora, la preferenza per determinate attività piuttosto che altre, definiscono ed arricchiscono ulteriormente l’identità. Con l’età adulta, il confronto relazionale, sociale e culturale rappresenta una continua risorsa per l’individuo.
E ancora si verifica un rimaneggiamento identitario anche rispetto ad altre esperienze della vita di un individuo, come la nascita di un figlio, l’arrivo di un nipote, il lutto per una persona cara e la vecchiaia.
Dunque, l’identità vive e scorre nel tempo, viene intimamente costruita nella temporalità che, a rifletterci, è caratterizzata anch’essa da una specificità culturale.
Da un punto di vista psicoanalitico, l’identità si compone così di tante, numerose esperienze che continuamente l’individuo mette insieme, confronta con le precedenti, pesa e soppesa nel tentativo, anche, di immaginare il futuro in una costruzione continua e possibile. Questa identità, che ci appartiene intimamente e ci differenzia inconfondibilmente, si costruisce attraverso continui scambi creativi tra sé e le altre persone, attraverso l’esperienza dell’altro e con l’altro in una processualità senza fine. Alla base di questa costruzione identitaria vi è, quindi, tanto un incontro, caratterizzato da accoglienza, curiosità e creatività, quanto un costante lavoro di unione ed integrazione psichica.
Bibliografia
De Silvestris, P. (2006) La difficile identità. Borla, Roma.
Tustin, F. (1986) Lo sviluppo del «senso dell’Io», in Il Sé tra clinica e teoria. La tradizione
winnicottiana, Giannakoulas A., Armellini M., Fabozzi P. (a cura di). Borla, Roma, 2000.
Winnicott, D. W. (1967) La sede dell’esperienza culturale, in Gioco e realtà (1971). Armando, Roma, 1974.